Per decenni, "Made in Italy" è stato sinonimo di qualità, artigianalità e produzione etica. Una promessa di lusso cucita in ogni cucitura. Ma recenti sviluppi, come le indagini sulla filiera di Loro Piana o le proteste pubbliche contro Montblanc, hanno dimostrato che la verità dietro l'etichetta è molto più complicata.
Molti marchi di fast fashion, così come alcuni marchi di lusso, sono stati associati a condizioni di sfruttamento lavorativo. E questo sta costringendo l'industria della moda e i suoi clienti a chiedersi: cosa significa vero lusso, se le mani che lo realizzano sono sottovalutate e invisibili?
Ma forse questo momento non è solo una resa dei conti, è una rara opportunità. Un'occasione per chiedersi: che tipo di industria della moda vogliamo costruire da qui in poi?
Dove andiamo da qui
I problemi emersi nelle catene di approvvigionamento italiane non sono nuovi, né sono limitati a un solo Paese. Ma ciò che sta emergendo ora è una consapevolezza collettiva. I consumatori si pongono domande più intelligenti. I lavoratori trovano piattaforme più solide. E nuovi modelli di business offrono risposte migliori.
Invece di reagire solo con indignazione, possiamo rispondere con intenzione e innovazione.
E se… la moda potesse essere equa?
Noi di I was a Sari abbiamo sempre creduto che la moda possa essere una forza positiva, non solo per il pianeta, ma anche per le persone che lavorano dietro ogni prodotto. Abbiamo visto in prima persona come l'impiego etico e lo sviluppo delle competenze possano trasformare non solo i guardaroba, ma anche le vite.
Ci chiediamo: cosa succederebbe se l'artigiano non fosse mai nascosto, ma portato in primo piano? E se la trasparenza non fosse un peso, ma un punto di forza del marchio? E se un salario equo non fosse un'eccezione, ma la base?
Il nostro modello è semplice ma potente:
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Utilizziamo sari riciclati e materiali di scarto.
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Lavoriamo direttamente con donne provenienti da contesti svantaggiati.
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Paghiamo salari equi e investiamo nella crescita e nella formazione a lungo termine.
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Progettiamo con cura, non solo per l'estetica, ma anche per l'impatto.
E tutto questo lo facciamo con la convinzione che la dignità non debba mai essere esternalizzata.
Cambiare la narrazione: dall'audit all'azione
In tutto il settore, si sta diffondendo la consapevolezza che la vera responsabilità debba essere più profonda. Richiede l'ascolto dei lavoratori, l'accorciamento delle catene di fornitura e l'integrazione dell'equità nelle decisioni quotidiane, non solo nei report di sostenibilità.
La buona notizia? I brand non devono farlo da soli. Dalle ONG locali alle reti di moda etica, fino ai consumatori consapevoli, esiste un ecosistema pronto a supportare pratiche migliori. Il futuro della moda non appartiene a un singolo marchio o a un singolo luogo, appartiene a chi è disposto a impegnarsi.
Una nuova definizione di lusso
Crediamo che il vero lusso del futuro sarà la trasparenza. Sarà la cura. Sarà sapere che la tua splendida giacca o borsa non è stata realizzata a spese di qualcun altro, ma con l'orgoglio di qualcun altro.
E crediamo che questo nuovo tipo di lusso stia già prendendo forma qui in India, nelle comunità artigiane di tutto il mondo, nei laboratori in cui le donne non sono solo lavoratrici, ma anche decisori.
Non pretendiamo di avere tutte le risposte. Ma sappiamo questo: quando mettiamo al centro le persone, non solo il prodotto, l'intera storia cambia.